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TENCO: MOLTE DONNE NESSUN AMORE
La sua vita
Rubò la ragazza di Paoli
Aveva 29 anni. Era nato a Cassine, in provincia di Alessandria, da una famiglia di contadini. "I miei genitori fecero molti sacrifici per farmi studiare e impedirmi di coltivare la terra", il cantante scrisse in una sua autobiografia. Il primo sacrificio fu lasciare la terra e trasferirsi a Genova, per dare al figlio la possibilità di frequentare la scuola superiore. A diciotto anni Luigi Tenco prese il diploma di maturità scientifica e si iscrisse alla facoltà di ingegneria, passando poi a scienze politiche. Era iscritto al secondo anno quando compose la sua prima canzone, Quando. "Se vieni a Milano con me ti presento a qualcuno importante e te la faccio incidere", gli disse Gino Paoli.
La canzone fu incisa e affidata a Peppino di Capri per il lancio. Tenco diventò, ufficialmente, <di professione cantautore> ed ebbe il primo contratto. Aveva ventun anni. Nel mondo della canzone non riuscì a legare con tutti: lo irritavano la smania di pubblicità, il chiasso, la faciloneria di alcuni colleghi. "Non credo al boom di un personaggio venuto dal niente, trovo profondamente ingiusto che comporre canzoni sia l'unico lavoro in cui una persona possa avere tutto in fretta, gratis", diceva sempre. I suoi veri e grandi amici erano Paoli, Bindi, Lauzi e i fratelli Gianpiero e Gianfranco Reverberi, compositori.
Alla canzone Quando seguirono No, non è vero, Angela, Mi sono innamorato di te, Il mio sogno, Ti ricorderai, Io lo so già, I miei sogni perduti, Lontano lontano, e altre composizioni: non tutte ebbero lo stesso successo, perchè non erano canzoni facili, non parlavano di rose, di amori eterni, di tramonti e di speranze; le canzoni di protesta non erano ancora venute di moda, e le sue venivano recensite dai critici come Marotta, Filippo Sacchi, Morando Morandini, o Alberto Moravia, più che da giornali specializzati di musica leggera.
Qualche anno fa il cinema si accorse di lui: girò La comare e La cuccagna di Luciano Salce. "Il guaio di Tenco è che non crede nelle sue possibilità e ha un bisogno quasi patologico del giudizio positivo del pubblico", disse di lui il regista Salce, che lo stimava moltissimo e gli diventò amico.
In campo cinematografico, una dura delusione fu per Tenco quella che gli dette il produttore Cristaldi quando tornò dall'America con Bube, l'interprete maschile per il film con Claudia Cardinale. Il regista Comencini aveva promesso a lui quella parte, che gli fu tolta all'ultimo momento. La ragazza di Bube fu un successo, e una grande occasione perduta per Tenco. Della sua vita amorosa sono state scritte molte inesattezze, gli furono attribuiti flirt che il cantautore non si curò mai di smentire. "Non sono Filippo di Edimburgo", diceva scherzosamente.
Tre anni fa si trovava a Viareggio con Gino Paoli e prese una cotta per Stefania Sandrelli, che allora era la ragazza di paoli. Gliela portò via. Ci fu una lite violenta tra i due. In quell'occasione Paoli dimenticò la vecchia amicizia e disse di lui cose cattive: "E' una nullità. Come cantautore ha copiato me, come uomo è un traditore". Dopo qualche mese Stefania si stancò di Tenco e tornò da Gino Paoli.
"Canti male" gli dissero
Come Paoli, che in quel periodo sosteneva ideologie comuniste, si iscrisse al partito comunista e volle scrivere canzoni di protesta.
Beveva moltissimo, spendeva tutto quello che guadagnava, si detestava perchè si rendeva conto di pensare come comunista e di vivere come un "parassita della società". "Anche politicamente sono un fallito" diceva spesso.
Due mesi fa fece una conferenza-stampa per presentare una serie di nuove canzoni sue: voleva lanciare il folk-protesta all'italiana, cioè dare al suo genere protestatario una rivestitura musicale facile, popolaresca, che le rendesse accettabili a tutti. I giornalisti le accolsero freddamente. Scrisse Ciao amore, ciao per Sanremo, tipica canzone di questo filone folk-popolare-protesta: riponeva tutto in questo successo, sapeva benissimo che andando male anche questa volta poteva considerarsi finito come cantautore.
Alle prove del Festival dopo la sua esibizione, un giornalista gli disse: "Canti da cane, la canzone è brutta. Se piacerà sarà molto merito di Dalida" (che ripeteva la canzone).
Negli ultimi tempi diceva agli amici: "Sono un disgraziato. Se continua così mi ammazzo". Tenco provava disprezzo verso molti colleghi che vivevano solo per i soldi, ma non riusciva a sganciarsi da quel mondo perchè in fondo, i soldi gli servivano per fare una vita libera. Era un anarchico-sentimentale, in sostanza.
In tutta la sua vita, suo malgrado, Tenco era riuscito solo a copiare Paoli: come autore, come innamorato, come comunista, infine ha voluto copiarlo anche sparandosi un colpo di pistola. Ma lui è riuscito a morire.
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