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Ho intervistato Luigi Tenco qualche ora prima
della tragedia
27 gennaio 1967
"di Kris Mancuso"
Ho qui la registrazione di una breve intervista, l'ultima di Tenco, che
avrebbe fatto parte di una inchiesta su “Come nasce una canzone”. La
trascrivo parola per parola com'è. Anzi come era qualche ora prima che
Tenco e le sue canzoni se ne andassero per sempre.
Come nasce una tua canzone?
Una mia canzone nasce per caso, magari mentre sto andando in macchina o
in treno da qualche parte, mi viene in mente un motivo con le parole e
nasce così. Poi magari la perfeziono, la limo dopo, ma nasce così per
caso.
Cosa provi quando è finita, pensi che sia migliore delle altre che
l'hanno preceduta?
Non sempre penso che sia la migliore.
Come è nato il tuo primo successo?
Anche è nato per un caso, è nato per un fatto dilettantistico: io ho
fatto questa canzone “Quando il tuo amore ecc.”. L'avevo mandata a
Milano perché la cantasse un mio amico che si chiama Gaber, senonché poi
lì a Milano hanno voluto che la incidessi io anche perché Gaber aveva
altre canzoni da registrare. E poi perché piaceva il modo con cui avevo
fatto il provino. Allora, dopo un po' di dispute perché io non volevo
cantare...
Come è nata questa del Festival?
Anche questa è nata per caso, su un autobus dell'Alitalia, mentre
circolavo.
Riesci ad essere un critico obiettivo di te stesso?
No, no, purtroppo no.
Di quale delle tue canzoni sei più orgoglioso?
Di “Ragazzo mio”.
C'è tra le tue una canzone che rinneghi, cioè che non vorresti aver mai
scritto?
Sì, sì, ce ne sono sette o otto forse trenta. Sì, ci sono canzoni che
non vorrei aver scritto, No, non sono esagerato. Per esempio “In qualche
parte del mondo” è una canzone inutile...
Quale delle tue canzoni è piaciuta di più al pubblico? E quanto hai
venduto?
“Mi sono innamorato di te” penso oppure “Lontano, lontano” sempre sulle
centomila copie. Centomila è la cifra media delle mie vendite però io ho
cifre minime abbastanz alte per cui mi baso su quelle. Ho un pubblico
non enorme ma affezionato.
Il pubblico che ieri sera ha votato “Ciao amore” non doveva essere
quello affezionato e non doveva essere neppure un pubblico troppo
entusiasta di problemi come quello che Tenco aveva accennato nella sua
canzone. Riportiamola qui per intero, chissà che non trovi un lettore
che l'apprezzi.
Una lunga strada bianca come il sale
la chitarra in spalla
e negli occhi il sole
tu che salutavi
là sulla collina
io che ti vedevo
sempre più vicina
e piangevo e mi sentivo
solo al mondo.
Ciao amore, ciao amore, ciao.
Volevo andar lontano
tra case e ciminiere
dare un senso alla vita
e non sentire il cuore.
Ora il mio destino
mi trascina in volo
sempre più lontano
ma sempre più solo
mi dico sei libero
di tornare indietro
ma ormai la mia vita
è una prigione di vetro
e al di là io vedo te
che aspetti invano
ciao amore.
intervista tratta dal
giornale L'ORA del 27-28 gennaio 1967
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