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Vi racconto minuto
per minuto la notte in cui Luigi Tenco morì
Parla Paolo Dossena, amico e
produttore del cantautore morto a Sanremo nel 1967. “Lo vidi seduto,
appoggiato allo schienale del letto. Non mi accorsi che era già morto e feci
partire Dalida”. Dossena ha ancora tante cose da dire, “peccato che mai un
poliziotto o un magistrato me le abbia chieste” 5/3/2004 di Cinzia Marongiu
Quella notte rimarrà per sempre stampata nella sua memoria. L’ha vissuta
minuto per minuto insieme con Luigi Tenco. Lui, Paolo Dossena, l’amico e il
produttore indipendente che seguiva per la Rca il giovane talento della
musica cantautorale italiana, stava dietro le quinte. Luigi, bello e
ultratimido, stava suo malgrado sulla ribalta. Almeno fino a quella notte
tra il 26 e il 27 gennaio 1967, una notte convulsa e tragica, in cui gli
avvenimenti si sono accavallati, sovrapposti e confusi nel racconto dei
tanti protagonisti. Niente è stato davvero chiarito, né l’ora in cui Tenco è
morto, né l’ora in cui è stato trovato ormai esangue, né l’autenticità di
quel biglietto trovato vicino al corpo. Paolo Dossena in questi giorni è a
Sanremo. E’ lui il direttore della società discografica di Linda, la ragazza
dalla voce nera che ha sorpreso tutti. Seduto nella tranquilla sala da
pranzo dell’albergo Napoleon, un po’ fuori mano e immune dalla frenesia
sanremese di questi giorni, Dossena ha accettato di raccontare tutto quello
che è successo in quel grappolo di ore 37 anni fa. “Anche se in genere
preferisco tacere. Ricordare è sempre doloroso”. “Avevo conosciuto Luigi un
anno e mezzo prima. Me lo presentò Ennio Melis, il capo dell’Rca. Diventammo
amici. Stavamo insieme quasi tutte le sere, in giro per Roma, a far casino e
a giocare a poker. Eravamo una bella compagnia. Mario Simone, Sergio Modugno
e spesso c’era anche Dalida, già una star di prima grandezza. La casa
discografica pensò di farla cantare con Luigi al festival di Sanremo. Il suo
fascino e la sua popolarità unite alla qualità dei testi di Tenco: ci
sembrava una bella idea. Poi successe l’imprevedibile, tra loro nacque un
grande amore. Mi ricordo che due giorni prima di morire Luigi e Dalida
convocarono me e Simone nella stanza di lei. Avevano una bottiglia di
champagne e ci annunciarono il loro matrimonio. Brindammo noi quattro,
nessun altro sapeva”. Dossena scuote la testa e sorride amaro. “Ecco c’è
qualcosa che non quadra. Non ho mai creduto al suicidio. Uno che ha voglia
di farla finita non ha questo genere di progetti. E poi a lui di quella
canzone non gliene importava granchè. Sapeva perfettamente che non era una
delle migliori nel suo repertorio”. Dossena si riferisce a “Ciao amore
ciao”, il pezzo bocciato al Festival, poche ore prima la morte di Tenco.
“Posso smentire categoricamente chi ha intravisto tra le parole di quel
brano annunci funesti e messaggi in codice. Il testo è stato assemblato da
Luigi e da me in un ristorante a Roma, tra scherzi e risate. Avevamo deciso
di produrre un album nella tarda primavera. E di venire qui in Liguria a
lavorarci. Insomma, tanti progetti e nessuna crisi. E poi Luigi era un
ragazzo molto intelligente, mica uno che fa questo genere di cose”. Dossena
ricorda bene quella notte. “Luigi non aveva cantato molto bene. Eravamo
tutti al Casino, dove allora si svolgeva il Festival. Dopo l’esibizione,
Luigi si era sdraiato su una panca e si era addormentato. Aveva bevuto un
po’ e forse aveva preso un’anfetamina. Ma nessuna droga. Chi lo ha descritto
come un drogato, dice falsità. Prendeva qualche anfetamina, le stesse che
usano tanti studenti sotto stress per un esame”. Dossena scava nella memoria
e continua il racconto. “Andammo al bar del Casino e Luigi ordinò un wisky.
Io non volevo che bevesse, gli dissi di piantarla e presi il bicchiere
cominciando a bere. Lui mi guardò dritto negli occhi e mi disse: “Sei un
amico che si mette tra me e il bicchiere. Ma sei così amico da metterti
sulla traiettoria di una pallottola che parte da una pistola che mi spara?”.
Passano i minuti, è quasi mezzanotte. “Presi la macchina di Luigi, un’Alfa
Romeo GT 1600 verde, identica alla mia. L’avevo portata io a Sanremo, perché
lui era venuto in treno e si era fermato a salutare la madre. Durante il
viaggio, Simone e io fummo fermati dai carabinieri. Aprii il cruscotto per
cercare i documenti e ci trovai una pistola. Rimasi di stucco. E appena
arrivai a sanremo me la presi con Luigi. “Ma come giri con una pistola in
macchina? Ma sei pazzo?”. Lui mi disse che era la terza volta che cercavano
di ucciderlo. L’ultima volta era successo poche settimane prima, a Santa
Margherita Ligure due macchine lo avevano stretto e avevano cercato di
spingerlo fuori strada. “E allora mi sono comprato una pistola. Ma non
chiedermi chi ce l’ha con me, perché non ne ho idea. Non lo capisco”, mi
disse”. Dossena fa una pausa e ritorna con la mente a quella notte. “Luigi
era offeso e arrabbiato. Non tanto perché la sua canzone era stata bocciata
dal Festival, quanto perché non era stata ripescata dalla giuria di qualità.
“Ma come?, diceva. Con me tutti fanno gli amici, dicono di stimarmi e poi
non scelgono la mia canzone?”. Andammo in macchina al ristorante. Eravamo in
tanti. Ma una volta arrivati, Luigi cambiò idea, si mise al posto di guida e
se ne andò via sgommando. Andava molto veloce e mi preoccupai. Temevo
potesse avere un incidente. Ecco perché dopo un po’, intorno all’una,
telefonai in albergo. Non volevo parlare con lui, volevo solo sapere se era
rientrato e se era tutto a posto. Mi rispose il portiere e mi disse che il
signor Tenco era già in camera”. A quel punto Dossena era tranquillo. Anche
se già pensava di andare a dare un’occhiata all’amico una volta finita la
cena. “Non so bene che ora fosse. Io, Dalida e Mario Simone arrivammo al
Savoy e andammo nella dependance dove era la stanza di Luigi. Io e Simone
restammo all’inizio del corridoio, Dalida entrò. Dopo pochissimi minuti,
Lucio Dalla ci venne incontro. Era disperato, “Dio mio, Dio mio” ripeteva. A
quel punto corsi verso la stanza di Luigi e lo vidi seduto per terra con la
schiena appoggiata al letto. Nel viso non c’era sangue e io non mi accorsi
che era morto. Pensai che avesse cercato di tagliarsi le vene, urlai di
chiamare un’ambulanza. Ero convinto che ci fosse possibilità di rimediare.
Non c’era nessuna pistola, ne sono sicuro. Altrimenti l’avrei notata. Poi
vidi Dalida, era completamente piena di sangue e piangeva. Era sotto choc,
accarezzava il viso di Luigi. La presi in braccio e la portai nella sua
stanza, nel corpo centrale dell’albergo, al primo piano. Cercai di metterla
dentro la vasca e di lavarla. A quel punto lei mi disse che Luigi si era
ammazzato”. Dossena non rientrò più nella stanza di Luigi, la sua
preoccupazione era soprattutto per Dalida. “Cercai di proteggerla. Noi
produttori siamo un po’ particolari con i nostri artisti, quasi dei padri.
Per Luigi non c’era più niente da fare. Lei, invece, stava malissimo e non
volevo che fosse coinvolta in tutto quel casino. Non so come, ma l’albergo
in pochi minuti si era riempito di gente”. Dossena si interrompe. Cerca di
spiegare il suo legame con Dalida, “una donna straordinaria, tosta, che mi
ha insegnato tantissimo. Per lei ho sempre avuto una grande stima ”. Il suo
obiettivo, a quel punto, era di farla partire il prima possibile. “C’erano
problemi con i documenti, chiamai il capo della polizia che mi fece un visto
per accompagnarla in Francia, all’aeroporto di Nizza. Partimmo in macchina
nella notte. Con noi c’era anche Lucienne Morisse, il suo ex marito, una
persona dolcissima”. Su Morisse si è detto e scritto tanto, i suoi rapporti
con il clan dei marsigliesi, la sua gelosia nei confronti dell’ex moglie.
“Niente di tutto questo è vero. Conoscevo molto bene Lucienne, aveva
un’altra donna. Tra lui e Dalida c’era solo un grande affetto. Lui era il
gran capo di Europe 1, la più importante emittente radiofonica francese. Non
era un bandito. Era venuto a Sanremo quel giorno per salutarci. Lui stava a
Cannes per lavoro”. Sono ancora tante le cose che Paolo Dossena avrebbe da
raccontare. “Peccato che mai un poliziotto o un magistrato me le abbia
chieste”.
articolo tratto da "TV
Sorrisi e Canzoni" nel WEB del 05/03/2004
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