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UNA BRAVA RAGAZZA PER TENCO
Nonostante abbia raggiunto in breve tempo un’invidiabile notorietà nel mondo della canzone, il giovane cantautore LUIGI TENCO è un ragazzo taciturno, chiuso, scontroso, estremamente malinconico.
C’è chi afferma che il suo non è altro che un atteggiamento anticonformista per distinguersi dagli altri e farsi notare.
Ma, chi lo conosce a fondo, sa che i suoi bellissimi occhi tristi, lo starsene appartato, le sue stesse accorate composizioni, non sono altro che il riflesso di una pena segreta che lo tormenta.
Non sono molti, oggi, coloro che credono alle parole degli zingari; eppure vi sono dei casi in cui le loro predizioni si avverano in modo impressionante. Molti anni fa, per esempio, il padre di Luigi Tenco tentò di allontanare una zingara che lo infastidiva con la pretesa di leggergli la mano; ed ella, sdegnata, proruppe in una lunga invettiva pronunciata nel suo incomprensibile dialetto e concluse: “Tu vuoi restar solo? Ebbene, avrai un figlio che sarà solo per tutta la vita”. Fatti del genere capitano - una volta o l’altra - a tutti; tuttavia è sorprendente il fatto che Luigi Tenco sia effettivamente - e ciò appare strano a chi lo conosce superficialmente - una delle persone più individualiste, solitarie e malinconiche che si conoscano. Dicevamo che ciò appare strano: e infatti non si capisce a prima vista perché debba essere così chiuso e schivo un giovane un giovane che in pochi anni ha ottenuto un’invidiabile popolarità, un cantante che ha già raggiunto da solo il successo, pur essendo stato introdotto, quasi a forza, nel campo dello spettacolo per l’ostinazione di Gino Paoli, che lo ammirava e che poté vincere la sua ritrosia; una persona simpatica, di aspetto piacevole e di modi educati, che ha viaggiato a lungo, che ha avuto interessanti offerte dal mondo del cinema e che le ha rifiutate quasi tutte. Eppure, la timidezza di Luigi Tenco, come la sua solitaria malinconia, hanno una ragione profonda; trovano le loro radici in episodi dolorosi della sua vita, gli stessi episodi che hanno originato il suo canto.
L’età dei diciotto anni segna un po’ una svolta nella vita di tutti: è l’età in cui si comincia ad abbandonare l’adolescenza, e non si è ancora maturi; è l’età in cui ogni sentimento è vissuto con una intensità sconosciuta prima e dopo, con un calore primaverile: è, insomma, l’età dell’amore.
La bionda Ursula era tanto infelice
Luigi aveva diciotto anni quando s’innamorò per la prima volta e visse la sua esperienza sentimentale con una dedizione completa, con un trasporto tale da fargli abbandonare gli studi, la famiglia, la città, tutto ciò che costituiva la sua vita. Gli accadde per caso, una sera, quando dovette intervenire per allontanare un gruppo di giovinastri che dava fastidio ad una biondissima fanciulla straniera; ed il caso non fu tanto nel fatto che egli si innamorasse a prima vista di Ursula, la ragazza che aveva difeso, quanto che Ursula facesse amicizia con la stessa rapidità, dato che Luigi era uscito dallo scontro con un occhio tumefatto e in condizioni tali da non costituire uno spettacolo piacevole. Comunque sia, dopo poco erano già in intimità e seduti al tavolo di un caffè conversavano animatamente: Tenco raccontava della sua tranquilla vita in famiglia, dei suoi studi, ma anche delle sue aspirazioni, del suo desiderio di viaggiare e conoscere il mondo; ed Ursula raccontava la sua sfortunata esperienza matrimoniale, un matrimonio contratto in giovanissima età sotto la spinta dell’ambizione, un matrimonio che la legava ad un uomo ricco, ma molto più anziano di lei, un uomo che non amava. Nei giorni seguenti Ursula - che era in Italia per un periodo di villeggiatura, ed aveva lasciato l’occupatissimo marito a badare alle sue acciaierie nella Rhur - visitò le più incantevoli località della riviera Ligure in compagnia del nuovo amico. Furono per Luigi Tenco giorni meravigliosi ma anche terribili, deliziati dalla presenza della donna che amava e resi tormentati dalla sua dirittura morale che gli impediva di dichiararsi e di abbandonarsi al sentimento che sentiva crescere in sé.
I giorni volarono rapidamente, troppo rapidamente; ed alle prime piogge dell’autunno, Ursula cominciò a prepararsi per il ritorno in Germania. Il mese che aveva trascorso con Luigi Tenco aveva aumentato la sua amicizia per lui; forse, senza che ella stessa se ne rendesse conto, cominciava a ricambiare l’amore di quello strano giovane, così riservato e rispettoso, anche se così evidentemente innamorato; di un ragazzo che sembrava fatto apposta per smentire l’opinione che si ha all’estero degli italiani, considerati in blocco dei conquistatori di professione.
Ursula inoltre voleva ricambiare le attenzioni di cui era stata oggetto durante tutta la sua permanenza in Riviera, e conoscendo il desiderio di viaggiare che animava Luigi Tenco gli propose di assumere il posto d’Ispettore per l’industria dei vini del padre, incarico che egli - per il suo aspetto e per la conoscenza delle lingue - avrebbe potuto assolvere a meraviglia. Luigi accettò con entusiasmo , e dopo pochi giorni i due giovani si trovavano insieme sul rapido per la Germania. Il treno corre nella notte, sferragliando, verso un paese lontano, a Luigi ancora sconosciuto; ed un insieme confuso di sentimenti esaltanti, di apprensioni, di rimorsi e di speranze si agitano nella sua mente. Ma la compagna addormentata al suo fianco ha un respiro più pesante, un movimento lieve: una ciocca di capelli gli sfiora la guancia, il corpo si abbandona tiepido, leggero sul suo fianco; Il profilo di Ursula si staglia netto, bellissimo, contro il chiarore lunare che entra dal finestrino.
Cosa può la ragione contro la forza dell’amore? Luigi sa che - in ultima analisi - commette un errore; sa che la sua vita non può essere accanto a una ragazza che un vincolo sacro unisce a un altro uomo; sa che è suo dovere combattere il suo sentimento e non alimentarlo con la vicinanza di Ursula. Ma gli sembra di vivere un sogno meraviglioso, ed ogni ragionamento esce sconfitto dalla lotta con i sentimenti; e mentre Luigi contempla la ragazza addormentata, a poco a poco si addormenta egli stesso cullando in cuore le più rosee speranze.
I mesi che seguono sembrano davvero un sogno: il lavoro è piacevole, perché gli permette di viaggiare dalla Spagna alla Scandinavia, ma soprattutto perché gli permette di vedere spesso Ursula, che ormai ha abbandonato il marito e vive con il padre; e la ragazza comincia ad essere trascinata dal fuoco che anima gli occhi di Luigi.
Una sera, mentre dalla finestra della villa osservano conversando il tramonto, tacciono improvvisamente: si guardano a lungo, in silenzio, e poco dopo sono avvinti in un lunghissimo bacio.
Nelle sue canzoni un accorato rimpianto
La notte che segue è stata una delle più tormentose della vita di Luigi Tenco; ma al mattino egli ha preso la sua decisione: seguirà la voce del dovere. Con la più profonda mestizia, si accinge al ritorno in Italia. Fu questo il periodo più infelice della sua esistenza: il lavoro, lo studio cui si era dedicato con tutte le sue forze, nella speranza di dimenticare, tutto sembra inutile; finché una sera, sfiorando con le dita la tastiera del pianoforte, quasi per caso, trova ciò che può dargli un poco di conforto; liberare nel canto il suo sentimento. Nascono così le sue prime canzoni, le canzoni che indussero Gino Paoli a presentarlo al suo editore: “Quando”, “In qualche parte del mondo”, “Ti ricorderai”.
Da allora è passato molto tempo; ormai l’esperienza passata è un dolore sì, ma dolce da ricordare, e il nome di Luigi Tenco è sempre più conosciuto e stimato. Pure si sente ancora vibrare un dolore nascosto, anche nell sue ultime canzoni, “Angela”, “Cara maestra”, “Una brava ragazza”, ; pure si riscontra ancora nel suo comportamento, nella sua scontrosità, nella sua timidezza, il desiderio di qualcosa di diverso; forse il desiderio di quell’isola felice dove vivere con la donna amata, di cui parla in una delle sue prime canzoni.
Adriano Ragazzi
fonte: Settimanale Sogno del 9 maggio 1963
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