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ti ricorderai di ... Luciano Luisi
TI RICORDERAI DI ME (IX EDIZIONE - 20 APRILE 1986)
Quando si è aperto il sipario, sulla prima scena del recital: "Ti ricorderai di me", recentemente presentato al Centro Teatro Club, si è avuta l'impressione di assistere ad un altro "tempo" del lavoro "Concerto romantico" che era stato presentato poco tempo prima sullo stesso palcoscenico. in realtà il primo lavoro, si può dire che si continua nel secondo, assumendo una particolare fisionomia.
A proposito del "Concerto romantico", per piano e voci recitanti, avemmo modo di dire che aspetti più originari del romanticismo rappresentati principalmente dall'accorato lirismo di Sergio Corazzini, si fondono per una identità di contenuto con le espressioni limpidamente fantasiose della contemporanea Maria Luisi Cortese. Nell'opera l'austera immobilità dei mistici versi corazziniani, rappresenta le colonne di un tempio, intorno alle quali si snoda la danza delicata delle nostalgiche immagini di M.Cortese. Delineando il contenuto del primo concerto, ponemmo in luce la perennità del romanticismo che si rinnova nel tempo quale espressione di intimi comntenuti animici. "Concerto romantico" evoca l'anima di un periodo che si svolge nell'arco di sue secoli, simboleggiati da due poetiche che si accostano armoniosamente. Esse manifestano un periodo romantico che ha ancora uno spazio interiore per esprimersi. La crepuscolare luminosità del dolente poeta romano, permeata da un'austera musicalità, effusa in sordina come da note di "un organo molle e profondo", è l'espressione di una interiorità nella cui area l'anima ancora può volare, anche se "a lume di candela". Area ritrovata come passato, evocato nel presente, dalle rime di Maria Cortese, in cui si librano, come in un mondo di sogno, evanescenti immagini che simili ad ondine, si animano in una tenue luce sottomarina.
Come si diceva, l'atmosfera del primo lavoro trapassa in quello del secondo, dedicato a Luigi Tenco, ma è come se subisse un arresto. Un neoromanticismo sembra manifestarsi, ma è come se ormai non avesse più spazio per sognare. Il romanticismo dello scorso secolo ed anche è quello che nel presente lo rinnova nella sua espressione originaria, si anima negli ultimi bagliori di una luce al tramonto, ed a tratti attraversata, dai primi bagliori di un'alba nuova.
Quello di questo secolo che non si volge al passato esprime una interiorità che è quella di una condizione animica priva di luce.
I sognanti paesaggi della trascorsa luce in agonia sono ormai spenti. L'anima è sola.
Tenco si esprime in una solitudine che è il simbolo di una condizione esistenziale priva di vera vita. Egli era consapevole di muoversi in un mondo oscuro, illuminato a tratti, debolmente da pallide speranze, ed il suo personale romanticiscmo ebbe,come nota di fondo la disperazione perché non fu consapevole di quella luce che "splende nelle tenebre" risolvendo ogni angoscia. Cantò, tuttavia, le sue amarezze in un mosaico di delicate e profonde note poetiche e musicali. Nelle sue melodie traspare un'originalità che si estrinseca attraverso il risultato di una acquisizione, realizzata in forma del tutto personale, che denota l'assimilazione di attuali contenuti musicali, non esclusi quelli del jazz. La sua espressione poetica, che si identifica perfettamente con quella musicale è sempre misurata, non presenta mai dispersioni retoriche o cedimenti patetici. Fu sempre discreto. Nel dolore, nella denuncia, come nei rari momenti di tregua.
Ci siamo accostati a lui, attraverso un filo conduttore in prosa recitato "in silenzio" da Antonella Giorge, ed attraverso la lettura dei suoi versi, affidata a Dalia Consales, ma specialmente attraverso l'espressiva voce di Enzo Palazzo che ancora una volta è stato il visibile interprete dell'invisibile artista evocato.
Luciano Luisi
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