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da "la Stampa" 22/3/2003
Riparte
l´inchiesta sul caso Tenco La procura indaga per omicidio
SANREMO
«Quella
sul suicidio di Luigi Tenco fu un´indagine frettolosa, fatta male, in spregio
alle più elementari esigenze investigative moderne. Decine di persone sul luogo
del ritrovamento, prove alterate e inquinate, il cadavere rimosso e poi
riportato nella stanza d´albergo per esigenze giornalistiche, l´assurda
decisione di non procedere all´autopsia». Quella del 27 gennaio `67 rimane una
pagina oscura per gli uffici investigativi della Riviera. I perché di tanti
errori procedurali sono legati a fattori diversi: dal Festival che doveva andare
avanti ad ogni costo all´ondata emotiva di un gesto, quello del suicidio, del
quale nessuno ha voluto dubitare. Ma quello del cantautore fu davvero un un
gesto estremo, o esistono altri fattori in grado di portare a una rilettura di
quella notte che fece gridare all´orrore il mondo della canzone e alimentò il
mito mai tramontato di Tenco? «Iniziamo ricostruendo il fascicolo istruttorio,
poi valuteremo i fatti, sono quelli che contano». Il procuratore di Sanremo
Mariano Gagliano vuole vederci chiaro ma al tempo stesso non ha nessuna
intenzione di esporre il fianco a speculazioni. Lo special dedicato alla morte
di Luigi Tenco per «Enigma», su Raitre, lo ha incuriosito: qualche giorno
dopo, mentre Sanremo era in preda alla febbre festivaliera, ha ordinato ai
carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di ricostruire il fascicolo sui
fatti di quella notte. «Fino a questo momento non sono emersi elementi nuovi -
prosegue Gagliano - attendo la relazione dei carabinieri, poi vedremo». Il
«poi» ha un peso notevole: oggi l´unico atto a mancare è proprio
l´autopsia. Spetterà proprio al procuratore Gagliano prendere una decisione in
proposito. Riesumare la salma? «Lasciate che gli investigatori facciano il loro
lavoro - conclude Gagliano - per decidere c´è tempo». I carabinieri si sono
messi subito al lavoro. Il fascicolo è stato ricostruito grazie ad una serie di
fortunate coincidenze, prima tra tutte l´accortezza di un ispettore di polizia
che negli anni Settanta, consapevole che i procedimenti per suicidio dopo
quattro anni andavano al macero, iscrisse gli atti come «permanenti». Altro
materiale era depositato in procura e altro ancora in Questura a Imperia. C´è
voluto qualche giorno per mettere insieme il «collage». Poi c´è stata
l´acquisizione delle videocassette di «Enigma» e dell´esposto presentato dai
giornalisti che, prendendo parte al programma, avevano rilevato in diciotto
punti una serie di presunte anomalie che gli investigatori avrebbero comunque
già chiarito. Il problema maggiore è stata la «certezza storica dei fatti».
Tanti, troppi ricordi, anche quelli emersi di fronte alle telecamere, sono
confusi. Dal giornalista che «scarrellò» la Walter PPK che Tenco aveva in
mano a chi sostiene che la macchia di sangue doveva essere rimasta sul parquet e
viene smentito dalle piastrelle che si trovano sotto il corpo nelle foto dell´epoca.
I carabinieri hanno ascoltato alcuni testimoni, sono andati anche al catasto per
avere la planimetria della stanza occupata da Tenco all´Hotel Savoy e fare una
piantina dettagliata dei luoghi. Insomma, il fascicolo Tenco non è scomparso,
esiste, ed è anche diventato voluminoso. Ora spetterà al procuratore decidere.
Solo l´autopsia potrebbe chiarire una volta per tutte il mistero. Il
proiettile, infatti, era rimasto nel cranio del cantautore e nessuno lo ha
rimosso. Se l´è portato nella tomba insieme ai perché di un suicidio tanto
assurdo da far pensare che possa non essere tale.
Giulio Gavino
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