torna a:      il mio regno       La mia pagina su L.Tenco                

vai a:   la stampa     discografia        juke-box      spartiti   e-mail

 

e se ci diranno (forum)...

torna all'edicola l'edicola l'edicola l'edicola l'edicola

 

Il ricordo

 Il rivoluzionario diventato mito - da "Secolo XIX" 

   

Da 40 anni percorre in lungo e in largo il mondo artistico e culturale europeo, segnando con la forza del mito l'evolversi della musica d'autore. Luigi Tenco continua a proporsi come punto di riferimento ineguagliabile e inimitabile. Come la sua voce, i suoi accordi musicali rivoluzionari, la poesia che diventa quotidianità.
Per capire, basta salire nella Torre millenaria di Tenco, lassù, sulla collina di Recco. Tra i ricordi di una stagione troppo breve dedicata all'arte: il sax, le chitarre, i libri, i testi, gli lp. Le fotografie intime dei suoi momenti più sereni. Brani inediti, canzoni scritte alla metà degli anni 60 e incredibilmente trasformate in successi da hit parade da altri colleghi dieci e più anni dopo (diavolo d'un Luigi, generoso e distratto...). Il quaderno con
i temi delle elementari ultimate a Ricaldone. Ce n ’è uno, struggente,del 15 ottobre 1946: «La persona che amo di più è la mia mamma...Quando dovevo venir via dal Piemonte mi rincresceva perchè dovevo lasciarla...». A Genova prima e a Recco poi, Tenco approda con la mamma Teresa ed il fratello Valentino all ’inizio degli anni Cinquanta, Viene da un ’altra isola, quella sulle colline di Ricaldone, il borgo contadino dell ’Acquese che galleggia tra filari infiniti. Il vino, la fatica e il dolore nelle cantine e nelle vigne, il pragmatismo dei contadini che sanno ma non dicono. La torre di Recco,Tenco l’adocchia scorrazzando in Jaguar. Grazie a una conoscenza casuale, riesce ad averla nel 1963, l ’anno dopo aver girato come protagonista “La cuccagna ”,regista Luciano Salce. Si insedia con famiglia al seguito. Qui Luigi è un re. Ha già scritto testi per Gaber, ha lavorato con Celentano, Jannacci  Reverberi. Ha giocato con Paoli e Lauzi. Ha lanciato l ’amico Fabrizio De Andrè. Sforna piccoli capolavori a ritmi ossessivi.
Lassù, nella Torre, tutto è rimasto come allora, come quel giorno del gennaio 1967 quando Luigi uscì di casa per raggiungere Sanremo. I nipotini Giuseppe Patrizia giocavano allegri sul grande terrazzo che si affaccia sul mare. La cognata Graziella gli regalò un berrettino, per ripararsi dal vento. Il fratello Tino lo abbracciò, un po ’ incupito. In una nicchia ai piedi della scaletta stretta, di ardesia nera e lucida, che conduce al terrazzo, c ’è il sax di Luigi. Color argento,chiuso nella costodia di cuoio. Ci sono la sua chitarra .Più su, nello studio, c ’ è sempre  l’enorme contenitore pieno zeppo di nastri di bobine incisi dall ’artista nella saletta di registrazione che, artigianalmente ma con grande fantasia, lo stesso Tenco si era costruito al pianterreno della Torre. Nella bacheca i fucili. Negli scaffali i libri. Nell ’armadio il suo microfono, le cineprese per cui andava pazzo. Gli spartiti.
I primi dischi. Le tracce di Gershwin e Jelly Roll Morton, Charlie Parker Lee Konitz, Paul Desmond e Nat King Cole . Di Bob Dylan. In uno scatolone centinaia di ritagli di giornali argentini sudamericani che raccontano del viaggio trionfale di
Tenco, accompagnato da Gianfranco Reverberi, a Buenos Aires. Accolto come un
divo: una sua canzone,“Ho capito che tiamo ”,introduceva la prima di tutte le te-
lenovele. Giunti alla puntata numero duemila, la televisione argentina volle Tenco
negli studi. Luigi era militare, le autorità non gli avevano concesso il passaporto
l ’accordo tassativo era che non avrebbe potuto uscire dall ’aeroporto. Insomma,
una toccata e fuga. Ma migliaia di persone lo strapparono letteralmente dalla sala
arrivi per portarlo in trionfo nelle vie della capitale. Ricorda Reverberi,con il magone: «Ancor oggi sono contento, quella fu la prima e l ’unica volta in cui Luigi assaporò davvero che cos ’è il successo ».
Giorgio Carozzi


Copyright © 2003 ilmioregno.it All rights reserved. Credits