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 Luigi Tenco (BMG Ricordi 1995) 

- tratto da "milano2000.it" - 

Luigi Tenco (BMG Ricordi 1995)
Quest'uomo è stato ed è fondamentale per la musica italiana.
Guardate soltanto i nomi tirati in ballo ma ben più ascoltatelo, ripescatelo, trovate assolutamente qualcosa di Luigi Tenco ed inserite sulle vostre mensole qualcosa di questa pietra miliare della canzone nostrana.

 

Tirate le tende, studentesse in calore, aprite le finestre, adolescenti malinconici e lasciate irrompere l'estate, lasciatela entrare cullata dalle sue dolci note. Questo doppio cd contiene il meglio di questo autore, contiene pure la canzone che gli ha fatto fare la fine di Cesare Pavese.

Luigi Tenco era un ragazzone geniale e insicuro, che piaceva alle donne e suonava, con istintivo talento, il sax, la chitarra e il pianoforte. Con Bruno Lauzi sognavano di andare in America e di trionfare a Broadway. Peppino di Capri e "Mi sono innamorato di te" uno dei suoi capolavori reso celebre da Ornella Vanoni, fecero di Tenco un autore di successo svelandone la vena tipica, l'ispirazione intensa ed intimista, il romanticismo asciutto, spesso dolente, raccontato con un linguaggio spoglio e crudo.

 

Le sue armonizzazioni sono musica classica se paragonate a quelle degli odierni pseudo cantanti. La sua valigetta ventiquattro ore conteneva gli irrinunciabili dolcevita, una raccolta di poesie di Pavese ed una pistola.

Nel '62 fa conoscere De Andrè e più avanti, rifà "Blowin' in the wind", dell'ancora poco noto, da noi, Bob Dylan. La sua amicizia con Gino Paoli, saldissima, si interrompe per una rivalità sentimentale (son sempre le donne che innescano la scintilla!).

Nel '67, in coppia con Dalida, porta al festival di Sanremo una canzone un po' scombinata, "Ciao amore ciao". Viene bocciato in semifinale, torna in albergo e si uccide, con una pallottola alla tempia. L'indomani, i suoi dischi si vendono a centinaia di migliaia di copie, e se solo potesse risvegliarsi e vedere cosa adesso è diventato il festival, si leverebbe dalla tomba per sparare nelle palle a Fazio.

Paolo Ornaghi    

 

 

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