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Il caso Tenco

La famiglia non ci sta: «Ora una inchiesta vera»

articolo del 17/02/2006
tratto dal giornale SECOLO XIX

Genova

«L'inchiesta su Luigi Tenco è stata aperta in maniera forzata, ora la si vuole chiudere in maniera frettolosa». Il giorno dopo l'autopsia, a 39 anni dalla morte, sul corpo del cantautore genovese, e la conclusione del procuratore capo di Sanremo Mariano Gagliano («è stato sicuramente un suicidio»), i familiari di Tenco non ci stanno. Per loro parla l'avvocato Silvio Romanelli, che li ha rappresentati in tutte le fasi dell'inchiesta-bis. «Ora vogliamo - puntualizza Romanelli - che tutti gli esami annunciati siano eseguiti e che il lavoro degli inquirenti giunga al termine così come era stato annunciato. Siamo sempre dell'opinione che questa operazione dolorosa poteva essere risparmiata. Ma a questo punto non basta un esame autoptico che, a parere mio, del consulente tecnico e dei parenti, non ha avuto un valore definitivo». La famiglia Tenco ha offerto, nelle ultime settimane, la massima collaborazione alla magistratura. Ma non ha mai nascosto le perplessità sulla riapertura del caso, a tanti anni di distanza. «Probabilmente - spiega Romanelli - il procuratore Gagliano è rimasto spiazzato dal fatto che non sia stato trovato il proiettile nel cranio di Tenco, circostanza che era invece data per scontata. E probabilmente, di fronte alla posizione molto netta del medico a capo della scientifica di Roma, Vincenza Livieri, si è in qualche modo voluto scusare con la famiglia per il disturbo arrecato chiudendo lui stesso il caso». Ora, però, che gli esami sono stati eseguiti, i parenti si aspettano risposte davvero risolutive. «L'autopsia - insiste Romanelli - in realtà non ci sembra stata così decisiva come si è detto. In ogni caso vogliamo i risultati del medico legale Luca Tajana di Pavia. Vogliamo l'esame dello Stub. Aspettiamo gli esiti sulle tracce da polvere da sparo alla tempia. Attendiamo il risultato della perizia calligrafica sul biglietto trovato nella stanza dove Tenco fu trovato senza vita». Sulla posizione dei familiari del cantautore e del loro legale ha probabilmente influito anche il parere del consulente Renzo Celesti, direttore dell'istituto di medicina legale di Genova. Al Secolo XIX Celesti ha spiegato: «L'esame di mercoledì ci ha fatto solo capire che c'è un foro d'ingresso e uno d'uscita e modalità che lasciano pensare a un'intenzionalità dello sparo. Ma nulla di più. Manca il proiettile e la letteratura ci dice che anche i "suicidi da manuale" possono nascondere una simulazione. Quasi certamente non è questo il caso, ma a questo punto è opportuno verificare fino in fondo». Insomma: una volta affrontata un'operazione dolorosa, quale un'esumazione a quasi quarant'anni dalla tragedia dell'hotel Savoy di Sanremo, la famiglia di Luigi Tenco non si accontenta di una soluzione che è parsa davvero troppo affrettata.

Marco Menduni 17/02/2006

articolo tratto dal giornale SECOLO XIX

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