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Ho letto quanto pubblicato da Enrico de Angelis....
- tratto da "il giornale di Vicenza" -
Questo articolo è stato inviato da Massimo attraverso il sito del giornale Il Giornale di VicenzaHo letto quanto pubblicato da Enrico de
Angelis il 2 marzo scorso in relazione alla puntata di Enigma condotto da
Luigi Vianello dove si affrontava a 36 anni di distanza il caso Tenco. Nel
resoconto è stata evidenziata la mia assenza per cui mi sarei sottratto alla
ricostruzione dei fatti. Invece nella mia abitazione di Genova per l’intera
mattinata del 10 febbraio sono stato intervistato dalla giornalista del Tg3
Tiziana Pellegrino, alla quale ho raccontato la mia verità, che poi è
risultata troppo «scomoda e polemica», quindi non hanno ritenuto di mandarla
in onda. Già il giorno dopo la morte di Lello Bersani, mi sono ritenuto in
dovere di chiarire i fatti, ma quasi nessun giornale ha pubblicato la mia
testimonianza. Ribadisco la mia verità su quanto è accaduto quell a notte.
La verità vera è che quella sera tutti, dico tutti, volevano sbarazzarsi del
cadavere del povero Tenco e tenere al momento nascosta la notizia della morte;
però, avendo io dato la notizia della morte di Tenco dalla mia abitazione
all’Ansa di Genova e avendola questa rilanciata, le redazioni di tutti i
quotidiani avvertirono i loro inviati a Sanremo, che contemporaneamente a me ed
agli organizzatori del Festival si precipitavano all’Hotel Savoia. Colà
giunto, sono stato aggredito verbalmente dal patron del festival, Gianni Ravera,
che mi apostrofò di non sapere quanto danno avevo provocato rendendo pubblica
la notizia della morte di Tenco; mi minacciò che l’avrei pagata carissima.
Tra il patron del Festival, i componenti della giuria, gli assessori comunali, i
presidenti delle associazioni di categoria, compresi i discografici, con in
testa Ugo Zatterin (allora giornalista Rai, direttore del Radiocorriere Tv e
presidente della giuria del Festival; n.d.r.) , tutti tesi a far scomparire
il cadavere, mi sono adoperato a far effettuare i primi accertamenti chiamando
per lo meno il medico per farne constatare il decesso.
Poiché mi avevano sottratto la lettera scritta da Tenco e non avendo la forza
pubblica necessaria per affrontare la marea dei faccendieri che volevano a tutti
i costi far sp arire il cadavere di Tenco, asserendo che il Festival doveva
continuare, per impedire di nascondere la verità ho dettato telefonicamente il
testo della lettera all’Ansa.
I fatti sono noti. Mentre mi trovavo nella hall, il cadavere venne rimosso e
trasportato a mia insaputa all’obitorio, e questo con l’assenso di tutti - e
me ne dispiace - compresi i giornalisti presenti e gli altri cantanti, tutti
vogliosi di far continuare il festival a tutti i costi. Cosa poteva fare nella
circostanza un Commissario di Polizia di fronte alle arringhe di Ugo Zatterin,
che in quel periodo era l’oracolo della Rai, del Governo e dell’Italia, il
quale pubblicamente ha affermato che Tenco era un «pazzo» pericoloso per sé e
per gli altri e che doveva essere rinchiuso in un manicomio e non messo tra i
piedi del Festival?
Proprio per reazione e protesta a quanto andava affermando Ugo Zatterin e il suo
seguito ho fatto riportare il cadavere nella camera d’albergo: non già per
far effettuare le fotografie, ma perché volevo far capire che non si getta un
uomo dopo averlo usato, come è stato fatto.
Confermo lo scontro fisico tra Ugo Zatterin e Lello Bersani nella hall
dell’Hotel Savoia. Preciso che dello spostamento del cadavere sapevano tutti,
e tutti lo hanno tenuto nascosto, compresi i giornalisti. La verità racc ontata
sui quotidiani dell’epoca era censurata. L’unico a protestare e a rendersi
conto delle ingiustizie delle giurie eravamo io e Bersani, per cui non mi
ritengo il capro espiatorio di quanto è avvenuto quella notte né i giorni
successivi perché la salma è ripartita per Ricaldone nella mattinata dello
stesso giorno. E non mi vengano a dire che non si poteva fare l’autopsia perché
è pur vero che nella notte ho diretto io le operazioni ma già nella mattina le
altre istituzioni avrebbero potuto sopperire a quanto è avvenuto nella notte;
ma tutto è continuato come prima, per nascondere la vergogna come avviene nelle
migliori famiglie ed il festival ha continuato come volevano tutti nonostante
fosse stato insanguinato.
Con questa mia non voglio alimentare altre polemiche, ma vorrei ricordare che io
sono stato il primo funzionario di polizia obiettore nel firmare le ordinanze di
ricovero urgente nei manicomi basandosi su un semplice certificato medico di
pericolosità per sé e gli altri, per cui non mi sono mai adeguato ai tempi.
Quanto sopra per la verità dei fatti.
Arrigo Molinari
L’avvocato Molinari ci ha mandato anche
un’altra «memoria» sulla vicenda. Dopo aver ribadito che la testimonianza da
lui registrata per < /I> Enigma «non è stata mandata in onda
perché ritenuta polemica», sottolinea che «durante il corso della
trasmissione uno degli ospiti, un discografico, mi ha dato l’appellativo di
"mascalzone" per aver comunicato all’Ansa il testo del biglietto
lasciato da Tenco; per cui anche in quest’occasione si è ripetuto quanto è
avvenuto quella notte del 27 gennaio 1967 a Sanremo»; e proprio «per la verità
dei fatti e anche per difendere la memoria di Luigi Tenco e di Lello Bersani»
Molinari ci racconta la vicenda da un altro punto di vista, così come fece
all’indomani della morte di Lello Bersani con una lettera che però quasi
nessun giornale pubblicò.
«Alle sei del mattino del 27 gennaio 1967 - scrive Molinari - nella hall
centrale del Grand Hotel Savoia di Sanremo avviene uno scontro fisico tra Ugo
Zatterin, spalleggiato dal patron del Festival della Canzone, e Lello Bersani
con la sua troupe di ripresa televisiva. I motivi della rissa tra i due gruppi,
entrambi appartenenti alla Rai Tv, erano divergenti in quanto Ugo Zatterin, che
era il presidente della Commissione selezionatrice del Festival, intendeva far
continuare le serate del Festival anche dopo la tragica morte di Luigi Tenco,
mentre Lello Bersani che parlava in nome del popolo italiano intendeva che le
ser ate del Festival fossero sospese.
«Zatterin accusava di tradimento Lello Bersani apostrofandolo col dire che lui
senza la televisione era un c..., mentre Lello Bersani gridava che lui non era
un servo, che aveva il massimo rispetto per il pubblico italiano e che non lo
avrebbe mai tradito per accontentare i padroni della televisione con i loro
comparaggi vari; grid ava ancora che non era un comparaggiato e che non lo
sarebbe stato mai.
«In poche parole Zatterin intendeva censurare tutte le notizie e con la
sepoltura di Tenco archiviare il caso, e minacciava di denunciare lo scrivente e
di farlo trasferire nel più sperduto paese d’Italia perché avevo fornito il
contenuto del biglietto vergato da Tenco a Marco Benedetto dell’Ansa di Genova
che alle 2.50 della stessa mattinata lo aveva diramato provocando danni enormi
nei confronti dei componenti della Commissione che doveva scegliere le migliori
canzoni della serata e della stessa tv.
«In verità - continua Molinari - era accaduto che dopo il sopralluogo nella
stanza ove si trovava il cadavere di Tenco, sempre su sollecitazione di Ugo
Zatterin che era sempre più agitato e che minacciava di far intervenire il
Presidente del Consiglio dei Ministri dell’epoca, il cadavere di Tenco era
stato in fretta e furia rimosso e trasportato all’obitorio del cimitero di
Sanrem o, tenendolo nascosto ai giornalisti e alle persone presenti nella hall,
compresi Lucio Dalla, Mike Bongiorno e altri cantanti, ed in particolare Lello
Bersani al quale avevo promesso che a sopralluogo compiuto gli avrei fatto
riprendere la stanza ove si era suicidato Tenco. Dopo che il cadavere era stato
trasportato al cimitero Zatterin ed il suo seguito andavano a riposare salutando
malamente tutti i giornalisti presenti e senza salutare la troupe di Lello
Bersani. Bersani in disparte mi fece capire che non era giusto seppellire con
Tenco il malfatto continuo della Rai e che lui intendeva effettuare un reportage
serio per cui quasi piangendo mi convinse a far ritrasportare il cadavere
dall’obitorio alla stanza. E così avvenne.»
Molinari ricorda con commozione la morte di Lello Bersani, che «quando giunse
il carro funebre con il cadavere di Tenco si fece il segno della croce, si
avvicinò al carro funebre e piangendo disse che non lo avrebbe tradito».
Infatti realizzò un toccante reportage che la Rai preferì però non mandare in
onda perché troppo coinvolgente; soltanto nel 1990 si è potuto rivedere.
«Su quanto è accaduto quella notte - conclude Molinari - vi furono moltissime
interrogazioni parlamentari provocate dai dirigenti della Rai, chiedendo tra
l’altro il mio trasferimento per inside trade a Marco Benedetto
dell’Ansa di Genova, ora consigliere delegato del quotidiano La Repubblica .
Dovette intervenire il Comandante della Nato in persona per farmi rimanere a
Sanremo per motivi di sicurezza dello Stato in quanto ero uno dei massimi
responsabili per l’alta Italia ed in particolare della Liguria e Alpi Mari
ttime francesi della Stay Behind, meglio conosciuta come Gladio.»
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