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Giovedì 6 Marzo 2003
- tratto da "l'arena" di Verona
- Il biografo. La posizione di Aldo Fegatelli Colonna
« No, non è convincente »
«Vuol farci credere di essere stato uno sprovveduto »
Il vostro giornale mi offre la possibilità di intervenire in un dibattito che scaturisce dritto dritto dalla recente trasmissione "Enigma" completamente incentrata su Luigi Tenco e dalla moderata querelle emersa dalla mancata messa in onda, nell'ambito della stessa trasmissione, di un'intervista filmata all'ex commissario Molinari. Posso intanto assicurare, in qualità di consulente della trasmissione, che non c'è stato alcun intervento censorio. Al contrario, si è stabilito che il filmato avrebbe potuto ledere il diritto di replica, inibendolo, e si è optato dunque per la salvaguardia dell'interessato.
Ho letto le precisazioni di Molinari giunte a L’Arena su quella notte terribile. Credo siano veritiere, soprattutto in riferimento a tutti quei cialtroni in ordine sparso che vollero sbarazzarsi di Tenco come un fardello ingombrante. Anatema a loro! miseri figuranti di un improbabile teatrino che cercarono di relegare nell'oblio - perché ne temevano la grandezza - un protagonista assoluto.
Ma quello che meraviglia nell'intervento scritto di Molinari è il ruolo di sprovveduto cui ha voluto relegarsi. Avrebbero trasportato il cadavere all'obitorio a sua insaputa, durante la sua permanenza nella hall: Molinari fa torto alla nostra intelligenza. Se un sottoposto si fosse arrogato il diritto di decidere in sua vece, come minimo sarebbe finito in Burundi.
Avrebbe fatto poi riportare il cadavere di Tenco dall'obitorio al Savoy dietro le insistenze di Lello Bersani. Falso. Lello Bersani, di cui mi onoro di essere stato fuggevole amico, e la cui deontologia professionale costituisce un faro per molti di noi che fanno questo mestiere, stigmatizzò con indignazione il bailamme di quella notte. È a disposizione di Molinari una videocassetta con l'intervista a Bersani che della vergogna di quella notte parla (11/02/94, Mediaset).
Certo, gli anni passano per tutti ed il tempo addolcisce il carattere, e la voglia di fare la guerra passa a molti ma tengo a dire che Molinari è stato tutt'altro che uno sprovveduto. È stato al contrario un funzionario ambizioso, spregiudicato e duro a seconda delle circostanze e non avrebbe consentito a nessuno di fargli le scarpe.
Vorremmo invece da lui risposte ancor'oggi inevase, ma che comunque ci servirebbero al prosieguo del dibattito, tutt'altro che chiuso. Perché si assunse l'onere delle indagini - che non svolse - quando, per legge, avrebbe dovuto espletarle il dottor Setajolo, suo capo diretto? Perché la magistratura non censurò il suo operato, dando per scontato che la rimozione di un cadavere è demandata esclusivamente al magistrato? La censura, per un funzionario di polizia, equivale alla morte civile. Il dottor Molinari, ci risulta, fece invece carriera.
In un primo tempo Molinari asserì che l'autopsia non fu effettuata per mancanza di fondi. Fu la Procura a comunicargli questo presunto stato di indigenza? Successivamente, asserì invece che gli vennero fatte pressioni dall'alto. Bene, possiamo sapere ora il nome di questo alto papavero che inibì il regolare corso della legge? Come vede, siamo in attesa di colmare lacune gravissime che solo lui, nel bene o nel male, può aiutarci a fare. Una sua esternazione avrebbe il senso di un riscatto. Al di là di ogni infingimento, argomentazioni capziose, buonismi di maniera.
Abbiamo lottato una vita - 36 anni -, io, Enrico de Angelis, Marco Buttazzi, Andrea Pomati e tanti altri per rendere a Tenco quella dignità culturale che gli spettava di diritto. Oggi Tenco è parte integrante della nostra cultura. Ma dobbiamo ancora lavorare per restituire al nostro amico quella dignità cui ogni umano ha diritto: quella della verità, che qualcuno volle - sicuramente nelle intenzioni - seppellire quella maledetta notte, prima ancora del funerale ufficiale. Sbagliarono i conti. Sappiano quei signori, sappiano tutti che andremo avanti, inesausti, fino alla fine, per arrivare ad una verità vera che supponiamo diversa da quella ufficiale, che non ci ha mai convinto.
Aldo Fegatelli Colonna
biografo di Luigi Tenco
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