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Giovedì 6 Marzo 2003 - tratto da "l'arena" di Verona


Tenco, cosa accadde quella notte
Nostra esclusiva

Il commissario Molinari: Zatterin volle la rimozione del corpo



Ci ha scritto il commissario Molinari. No, non è un ennesimo personaggio del filone poliziesco letterario o televisivo. L’ex commissario di polizia Arrigo Molinari, poi promosso questore nonché uno dei massimi responsabili per il Nord Italia del progetto Gladio, ora avvocato patrocinante in Cassazione, esiste davvero, in carne e ossa, e se ci ha scritto non è cosa da poco, perché è venuto finalmente a raccontarci una notte oscura della recente storia italiana, quella del 27 gennaio 1967 in cui Luigi Tenco fu trovato morto in una stanza dell’Hotel Savoy in pieno Festival di Sanremo. L’avvocato Molinari - oggi lo chiameremo così - che visse in prima persona quella notte perché si recò sul posto come commissario di polizia incaricato delle indagini, ci ha scritto per precisare alcune cose in replica al programma televisivo di Raitre «Enigma» che nella puntata di venerdì scorso è stato dedicato appunto alla morte di Tenco e al conseguente commento che abbiamo pubblicato domenica sul nostro giornale. Poiché, come abbiamo scritto, quella notte, dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Tenco, ne successero purtroppo di tutti i colori, anche al limite della legalità, sarebbe stato illuminante sentire il racconto di colui che in quell’occasione aveva appunto il compito di tutelare la legalità; Molinari invece, pur annunciato, non s’era visto e sentito in tv, e di questo ci rammaricavamo. Ora però Molinari ci viene a svelare, insieme a tutto l’interessantissimo racconto personale di quella notte, una notizia altrettanto inquietante, che certo nessuno poteva sapere e che volentieri riferiamo qui: è vero che egli non aveva partecipato direttamente al dibattito in studio (dove qualcuno gli ha dato chiaro e tondo del "mascalzone"), ma per «Enigma» aveva accettato di esporre diffusamente la propria versione dei fatti con un’intervista registrata che però la Rai non ha ritenuto di mandare in onda «perché troppo scomoda e polemica»: perché poteva cioè oscurare l’immagine di questo intoccabile festival che proprio in questi giorni va in scena. 
Molinari non aveva quasi mai "parlato" prima, se non per brevi frammentarie dichiarazioni. Pur dopo 36 anni, quello che per la prima volta ci racconta è estremamente importante e noi, diversamente dalla Rai, lo riportiamo in questa pagina attraverso due lunghe dichiarazioni da lui firmate. Sembra così sincero, Molinari, che non nega nemmeno le responsabilità palesi che comunque gli pesano addosso (non giuridicamente, perché oggi gli eventuali reati ravvisabili sarebbero comunque prescritti). Quelle responsabilità che noi abbiamo elencato e che del resto da anni erano già state divulgate con indagini giornalistiche e pubblicazioni biografiche. Cioè di non aver eseguito i doverosi rilievi prima che il corpo di Tenco fosse spostato, di averlo fatto riportare dall’obitorio alla camera d’albergo quando ormai non era più possibile ricostruire niente dell’accaduto, di non aver aspettato o sollecitato le disposizioni della magistratura (rimozione del corpo, autopsia, perizia balistica, interrogatori, ecc.). 
In pratica Molinari riconosce tutto questo. L’unica cosa che ci lascia perplessi - l’ex commissario ci perdoni - è leggere a un certo punto che il corpo di Tenco fu portato via subito dall’albergo all’obitorio «a sua insaputa». Pare davvero impossibile che un cadavere venga improvvisamente trafugato sotto gli occhi del commissario di polizia che si trova lì apposta per indagare. E anche fosse, pure questa responsabilità non è da poco. 
Ma, come chiunque ora può leggere nella sua testimonianza, quello che soprattutto ci racconta Molinari, e che certo non lo giustifica ma ce lo fa inquadrare in una nuova luce per così dire «umana», è il clima intimidatorio e arrogante in cui si trovò improvvisamente calato. Molinari non svolse accertamenti, non verificò niente, lasciò portar via il corpo di un uomo inspiegabilmente senza vita perché praticamente minacciato da una congiura di potenti che non tolleravano di gettare ombre non sul decoro della Patria ma sul Festival di Sanremo. Sanremo doveva essere salvato, a costo di rimuovere la vita e la morte di un uomo, uno dei più grandi poeti della canzone italiana. 
Se poi decise di far riportare Tenco in albergo - sostiene Molinari - fu proprio per rispetto del cantautore, perché commosso da un Lello Bersani in lacrime che chiedeva invece di far luce sulla vicenda. «Pentimento» inutile, ovviamente, perché tutti gli elementi erano ormai inquinati e quindi il macabro dietrofront non serviva più a niente. 
Noi pensiamo naturalmente che un commissario di polizia avrebbe dovuto compiere il suo dovere del tutto indipendentemente dalle intimidazioni di uno Zatterin come dalle lacrime generose di un Bersani. Ma il quadro di sopraffazione e di violenza verbale che vediamo scatenarsi sul povero poliziotto, peraltro poi promosso questore, resta altrettanto desolante. 
Se poi è vero che, sempre per salvare l’immagine (e l’economia) di un festival di canzonette, anche stavolta si è preferita la censura alla verità, evitando di trasmettere in tv la testimonianza di Molinari, il quadro si completa a distanza di trentasei anni, sempre sulla pelle di Luigi Tenco. Trentasei anni trascorsi per niente.

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