Il 22 di gennaio del 2023 è Domenica ed “Io, faccio festa


Oggi è Domenica e come tutte le Domeniche, in qualche maniera, io faccio festa.

Certo, anche questo, è un giorno come un altro o come direbbe Luigi è “un giorno dopo l’altro”.

Ma, anche per Luigi, quella “Domenica 22 gennaio del 1967” fu un giorno di festa. Una giornata che passò con i familiari, nella sua Torre con vista mare, a giocare con le carte.

Pochi lo sanno ma presso la SIAE esiste il deposito di un brano di Luigi dal titolo “Io faccio festa” che non è mai stato reso pubblico.

Io, non ho motivo di ricordare, dove ero e cosa facevo la domenica del 22 gennaio 1967. Probabilmente la mattinata la passai a giocare al pallone visto che il giovedì seguente, 26 gennaio, come ogni giovedì, dovetti partecipare ad una riunione, per valutare gli esiti della partita passata e programmare quella della domenica successiva. Questo sì, lo ricordo, come ricordo che, davanti ad una tazza di caffè e latte, prima di andare a dormire, vidi le fasi finali del Festival di Sanremo e quando toccò a Dalida, della quale avevo ritagliato un appunto con le parole della canzone, perché era la mia preferita, rimasi deluso, perché, con troppa frequenza, ripeteva sempre lo stesso ritornello che già prima avevo ascoltato, senza darci troppo peso. Pensai ad una trovata commerciale e non notai, neanche, che le parole di tutto il brano erano completamente diverse da quelle che avevo riposto nel mio portamonete. Speravo comunque che lei superasse il turno a discapito di Domenico Modugno, anche lui sempre portato ad esasperare le parole delle sue canzonette.

Ed ho in visione anche tre flash che vanno dalle ore 7,40 alle ore 7,55 del giorno 27 gennaio 1967.

Alle 7,40, puntuale come un soldatino, aspettavo alla fermata dell’autobus, proprio sotto casa sua, la mia regina (che un po’ a Dalida somigliava) per raggiungere assieme la scuola dove frequentavamo la stessa classe: 2°E. Sull’autobus c’era una calca incredibile ed io, tra tanta gente, rischiavo quasi di non starle vicino. Poi, alle 7,55, scendemmo e fu allora che buttai l’occhio sulla locandina del giornale della mia città, esposto dall’edicola dove solitamente scendevamo, per fare ancora, assieme, gli ultimi passi a piedi. Nell’ultima riga, senza nominarlo, c’era qualcosa che parlava di Luigi.

Alle 8,05, il suono della campanella dette il via alle lezioni ed i giorni ripresero ad essere tutti uguali, un giorno dopo l’altro. Ma qualcuno o qualcosa ha continuato a farsi vivo e a fischiarmi nelle orecchie.

Un giorno dopo l'altro


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